Verza ripiena “Capù sensa ale” – Cucina Bresciana.

La verza ripiena che in dialetto viene chiamata “Capù sensa ale” è tra i piatti tipici bresciani più nostrani.

Verza ripiena Capù sensa ale - Cucina Bresciana - piatti tipici bresciani

Ingredienti:

(per sei persone)

  • Una bella verza da un chilo
  • un dado
  • tre cucchiai di olio magro
  • gr. 30 di burro
  • tre cucchiai di salsina di pomodoro

Per il ripieno:

  • tre etti di pane grattugiato
  • tre uova
  • sale
  • un pizzico di spezie
  • due spicchi di aglio
  • gr. 50 di burro
  • due cucchiai di prezzemolo tritato
  • un bicchierino di latte tiepido
  • due etti di formaggio grattugiato

Preparazione Ricetta Verza ripiena “Capù sensa” ale alla Bresciana:

Sfogliate la verza, avendo cura di non rompere le foglie.

Lavatela, lessatela a metà cottura in acqua salata.

Scolatela delicatamente, su un tagliere.

Quando la verza si sarà raffreddata togliete con cura ad ogni foglia la costa un poco dura.

A parte preparate il ripieno: soffriggete l’ aglio (che poi toglierete) nel burro.

Aggiungetevi il pangrattato, mescolate,

Unite il formaggio grattugiato, il sale, le spezie.

Togliete dal fuoco. mettete il tutto in una terrina. Unitevi due uova intere ed un tuorlo, il latte, il prezzemolo.

Amalgamate bene il tutto con il cucchiaio di legno.

ln ogni foglia di verza mettete un po’ di ripieno.

Ripiegate la verza. legate il fagottino con uno spago da cucina.

A parte soffriggete in un tegame capace il burro e l’olio, scioglietevi la salsina, il dado.

Mettetevi i “capù”, e lasciate cuocere lentamente, a tegame coperto, per circa mezz’ora.

Servite con un contorno di soffice purea di patate.

La storia del Verza ripiena “Capù sensa”

Alla gastronomia per sconfinare non è richiesto passaporto.

Nemmeno lo era ai tempi dell’occhiuta polizia ottocentesca che invigilava sulla Penisola sbocconcella ta in stati e staterelli.

Ma forse il viaggio verso le Giudicarie di questi capù (o inverso, non si può dire) avvenne già prima, San Mar-
co serenamente dominando da una parte e il principe-vescovo di Trento dall’altra.
Li ritroviamo infatti venetizzati incapuss nell’alto Chiese, dove l’involucro è ottenuto da foglia di vite anzichè di verza.

Il particolare non è trascurabile perché implica un impegno: i valligiani delle quote dove i tralci non allignano se ne provvedevano con viaggio non di rado faticoso cosi che gli involtini, ancor più impreziositi da acini di uva passa, godevano di quanto prestigio la modestia degli ingredienti non sarebbe bastata a conferire loro.

Pare che Garibaldi stesso ne gustasse poco prima che il subito “Obbedisco” sottraesse Lissa e Custoza, 1866) l’unica vittoria agli italiani.

Pietanza sintonica al o storico momento, quindi: sensa ale, e non per spontanea defezione, erano rimasti i volontari in camicia rossa che il Generale aveva invitato alare l’aquila, cioè ad appollaiarsi tra le rocce per meglio battersi con il
più munito avversario.

Proprio senz’ali.

L’aquila degli Asburgo, già bicipite, in quell’occasione, all’opposto, se le ritrovava con raddoppiata apertura.

Verza ripiena “Capù sensa” – Cucina Bresciana.

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