Palèt e l’orso a Prealboino – Leggende Bresciane

Palèt e l'orso a Prealboino

Alla locanda Leon D’Oro, di Palèt , oltre a mangiare ottimi casoncelli, si poteva mescere uno schietto vino coltivato nelle terre della Bassa. nelle vigne di Gabiano

Palèt il ristoratore. ogni anno nel mese di luglio e quando al paese cadeva la festa del patrono, si portava al Resèt, dove si coltivava frutta e verdura, per prelevare dall’ortaglia la quantità di erbe necessarie a preparare i casoncelli magri, detti anche dei poveri.

Quindi si fermava alla macelleria di fiducia. gestita da generazioni dai Lanzi, che si trovava proprio sulla strada del ritorno, per l’acquisto della carne macinata. di primissima qualità, per preparare i casoncelli grassi, detti dei ricchi.

Al Leon D’Oro. a mangiare quelle leccornie e in occasione della sagra di San Giacomo, ci andavano proprio tutti, fosse solo per una volta.

Ma state a sentire cosa capitò quell’anno.

In paese erano arrivate le giostre. il calcinculo e, per festeggiare il Santo matamoro, anche l’uomo che faceva ballare l’orso.

Veniva. lo strano personaggio, da una vallata lontana, si diceva che era partito da un posto talmente selvaggio e impervio di montagna da essere abitato da orsi grossi che era uno spavento.

Erano bestie temibili, ma se qualcuno ci sapeva fare le potevi anche ammaestrare.

La novità aveva suscitato interesse generale e quella festa del patrono si preannunciava più stimolante delle altre.

Ci si aspettava l’arrivo di una spaventosità di avventori, ma chissà come chissà perché, l’animale scappò dalla gabbia.

Palèt. dopo aver raccolto senza parsimonia le erbe. rientrò verso il paese.

L’orso, che in fondo non si era allontanato molto, lo vide e, un poco per gioco un poco per istinto, gli trotterellò dietro.

L’uomo, terrorizzato da quella visione, si rifugiò su un muro né alto né basso, e l’ orso sotto a fare la guardia.

Quello che fece e disfò per distrarre e allontanare l’animale non è da dire, ma non riuscì nell’intento.

Così. il ristoratore. non poté rientrare in tempo utile per soddisfare la gola dei suoi concittadini.

Finalmente, quando la sera era già fatta. ecco la pensata: non era in quella situazione anche per soddisfare le richieste di San Giacomo, per far si che riuscisse al meglio la sua festa?

Palèt s’ inginocchiò sul gelso e pregò I Apostolo di aiutarlo, di intercedere per lui là, presso chi aveva il potere di salvarlo.

San Giacomo venne invocato a dovere e con tutti i richinchì del caso.

L’uomo promise persino un ex voto in suo onore.

L’avrebbe fatto affrescare quel dipinto su un’importante parete della parrocchiale, purché si fosse risolta al meglio quella disavventura.

E così andò. L’orso. quando Dio volle, se ne partì.

L’affresco invece è ancora là. dopo secoli.

Sta dietro all’organo della chiesa, in controfacciata all’altare, ed è veramente grande a dismisura.

Grande come la paura provata da Palèt.

Palèt e l’orso a Prealboino

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