Il fantasma di Castenedolo

Il fantasma di Castenedolo, un anima senza pace.

Il fantasma di Castenedolo narra la leggenda che, nei tempi andati, da quelle parti vagava un’ombra oscura, una misteriosa anima in pena.

La strada dei Quarti, diretta a Borgosatollo, taglia longitudinalmente la brughiera della Bassa e segna in pratica il confine territoriale
tra i Comuni di Ghedi e di Castenedolo.

La gente dei cascinali, sparsi per l’ampia brughiera, aveva la sua da
dire nelle veglie estive e nei filò invernali.

«È l’annegato nel Mella, il cui corpo non s’è mai ritrovato. Non si
dà pace perché è morto senza i conforti della fede», sostenevano in quel
di Santa Giustina.

«E un pellegrino sconosciuto assalito da briganti di strada e ucciso
in una notte di tregenda: la sua ombra ora vaga senza sosta alla ricerca
della quiete eterna», replicavano quelli della Villa Libera.

«E un viandante che aveva perso la via in un giorno di bufera; non
sapendo come orientarsi era finito in una roggia dove aveva perso miseramente i suoi giorni», ribattevano quelli della Malagnina.

«E l’anima del padrone del sito, a ridosso dei Quarti; un certo Manistri. Non si dà pace perché è morto prima di poter mantenere la promessa fatta il giorno della firma dell’atto notarile con il quale cedeva la
proprietà: erigere una cappelletta in onore della Madonna dei Quarti,
cui era particolarmente devoto per la protezione che gli aveva sempre
assicurato». Questo sosteneva con forza il Bigio Busseni della Santella, la
cascina sorta sul limitare dei Quarti.

A dar credito e diffusione alle leggenda sorta intorno all’Ombra dei Quarti contribuirono fortemente i pastori che scendevano ogni autunno dagli alti pascoli a svernare in brughiera, transumanando le greggi di cascina in cascina.

In verità pastori e mandriani mettevano sospetto e paura a chi prestava loro orecchio: «Attenti quando vi trovate a passare dai Quarti!

L’ombra vi sta sopra, vi segue, non vi perde d’occhio un solo istante. Quando udite ululati e sibili, non potete avere dubbi: è l’ombra che vi mette il gelo nelle ossa!».

Ai giovani temerari che facevano spallucce aggiungevano: «Più cercate di farvi cuore, e meno riuscirete ad avere ragione di quell’ombra!».

A dar man forte ai pastori, ci pensava il carrettiere Pi Tognòl di Castenedolo, noto per non favorire scherzi con simili argomenti.

Nelle varie osterie presso cui sostava per il solito «bianchino» andava ripetendo: «Persino il curato ci ha creduto. È venuto l’anno scorso
con secchiello e pennello a spargere acqua benedetta sui Quarti, dando
la benedizione contro le ombre e recitando le preghiere della bisogna».

La leggenda non dice quanto a lungo si trascinò la diceria sorta intorno a Il fantasma di Castenedolo

Si sa però da vecchi campagnoli degni di fede che toccò al vecchio Bigio della Cascina Santella risolvere il problema e mettere fine al propagarsi delle mormorazioni sull’ombra.

Deciso a venirne a capo, pensò che l’unica via d’uscita consisteva nel dare attuazione alla promessa del Manistrì.

Detto fatto, bruciò l’ulivo benedetto sotto il portico di casa, accese due candele propiziatorie alla Madonna, versò sale e vino sulle zolle destinate alla «santella» e diede inizio ai lavori di costruzione della cappelletta votiva.

Ad un pittore di buon segno commise l’impegno di dipingere sulle pareti interne la Madonna dei Quarti e ai suoi fianchi, l’uno a destra, l’altro a sinistra, i santi patroni della brughiera: Antonio, per gli animali, Fermo per i campi e i raccolti.

Alle figlie chiese di ricamare la tovaglietta per l’altarino, sul quale dispose un paio di candelabri d’ottone, e ai figli maschi il compito di provvedere al cancelletto di ferro battuto e alla lampada votiva.

Il giorno della consacrazione chiamò a sé i curati dei paesi vicini e i campagnoli della brughiera.

Incenso e acque lustrale furono erogati per impetrare dal cielo clemenza e tutela contro l’inquietante ombra che turbava il sonno dei giusti.

La leggenda precisa che ci fu chi volle pronunciare parole di circostanza, dettate più dal desiderio di farsi udire dall’ombra che dai presenti.

Sta di fatto che i partecipanti alla semplice rusticana cerimonia, mentre provavano dentro l’anima un sicuro sollievo dovuto alla fede che li sosteneva, furono concordi nel riferire che udirono un lungo soffocato lamento seguito da un vigoroso sibilo…

La prova che l’anima de  Il fantasma di Castenedolo era stata esorcizzata e placata.

Nei giorni che seguirono non si seppe più nulla dell’ombra.

La strada dei Quarti ritrovò la tranquillità e la pace che tutti i brughiera
avevano invocato a lungo.

La cappelletta è il segno tangibile che ancor oggi, all’incrocio dei
Quarti con la carrozzabile Castenedolo-Ghedi, vigila sulla ritrovata quiete dei luoghi.

Lì vicino, la Cascina «Santella», che ha preso il nome dal tabernacolo votivo, continua a tener viva la memoria della leggenda e insieme a prendersi cura dell’olio per la lampada, delle candele poste sull’altarino della Madonna e della tovaglietta ricamata, che ogni tanto ha bisogno di un buon bucato.

Il fantasma di Castenedolo

Il fantasma di Castenedolo

Tratto da ” Trenta Leggende Bresciane ” di Lino Monchieri

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