Gli Incroci Maledetti una delle Leggende Bresciane o forse, meglio definirla credenza popolare o superstizione.
Erano proprio come lei, come la terra che le aveva generate, le storie che si raccontavano una volta: incredibili, incantate… Perdute!
La superstizione de gli Incroci Maledetti.
Le donne più anziane dicevano che quando i carri dovevano passare sui quadrivi, chi li guidava rischiava grosso: poteva essere trasformato in tronchi secchi e nodosi.
Era per questa mania che in quei tempi non si amava costruire strade che si intersecavano a croce: troppo complicate, pericolose…
Tutto il contrario di quello che si fa oggi, che le strade non bastano mai, non sono mai grandi a dovere e s’intrecciano.
Se in quei tempi bisognava transitare per un quadrivio la paura era tanta.
C’era chi preferiva cambiare rotta, anche se ciò comportava tragitti più lunghi, faticosi.
Una volta un barer volle sfidare la sorte, rompere l’incantamento: passò per la via più agevole ma si fece aiutare da una vecchia Megera.
Per metà femmina, e per il resto qualcos’altro…
“Vorrei proprio sapere come fare a superare il quadrivio del Ponte Rosso senza che le mie bestie e io stesso si venga trasformati in stecchiti rami morti.”
“Semplice”
-disse la strega che viveva in un vecchio mulino a tre ruote detto dei Dodici Corvi
” portati tre fave, ma fai attenzione: una dovrà essere, nera, una bianca, e l’altra a tre colori. Se passando per colà diventerete legna da ardere, scendi subito dal carro, metti nella bocca del bue di sinistra la fava nera, nella bocca dell’animale di destra quella bianca, e tu mangia la terza.
Quindi rimonta a cassetta e ordina alle tue bestie di proseguire. Fallo e vedrai che la maledizione s’infrangerà”.
Obbedì per filo e per segno.
Ad un certo punto vide che i buoi s’irrigidivano come querce secolari, saltò giù dal carro, mise le fave nella bocca ormai legnosa degli animali, masticò la terza, afferrò la frusta e come per magia (anzi, proprio per magia), il sortilegio si ruppe.
Gli Incroci Maledetti
Leggende Bresciane
