Il Manzo all’olio di Rovato è sicuramente uno dei piatti tipici bresciani più conosciuto e apprezzato.
Ingredienti:
(per sei persone)
- 1 kg di polpa di manzo scelta
- 200 ml di olio di oliva extra vergine
- due spicchi d’aglio
- due alici salate
- una cipolla
- 50 g di pan grattato
- 50 g di formaggio grattugiato
- dado
- sale
Preparazione Ricetta Manzo all’olio di Rovato:
Mettete a cuocere la carne in un tegame alto e stretto con acqua, sale, dado, le verdure a pezzetti e le alici pulite e diliscate.
L’acqua deve coprire appena la carne.
Dopo circa tre ore di cottura, a fiamma lentissima e a tegame coperto, togliete la carne dal tegame.
Passate al setaccio le verdure e il sugo.
Riportate il passato nel tegame e fatelo riscaldare a fuoco vivace.
Mescolate, aggiungete il pane grattugiato e il formaggio grattugiato.
Amalgamate bene il tutto con il cucchiaio di legno e, dopo circa cinque minuti di cottura, adagiatevi le fette di carne che avrete tagliate un po’ spesse.
Servite con un contorno di purea di patate o con spinaci ripassati al burro.
La storia del Manzo all’olio di Rovato.
Il Manzo all’olio di Rovato è una portata, brescianissima, rovatese per dire meglio, benché abbia sconfinato scivolando verso Erbusco, Adro e qualche altra contrada.
L’origine resta comunque dichiarata, le appropriazioni indebite evitate
(troppo famosa).
Negli anni Settanta la scolaresca di Rossana Prestini, che allora insegnava
nella cittadina di cui il Moretto sarebbe originario, le dedicò un volumetto i cui temi ricorrono anche in un altro, edito dal Centro culturale di Villa Carcina.
La storia del piatto (che viene anche apprezzato dai commensali del convento intitolato all’Annunciata, sul Montorfano) deriva dal mercato del paese, antico forse di mille anni perché si pensa fondato dai longobardi intorno alla chiesetta di San Michele (una delle più antiche della provincia, come testimonia Gaetano Panazza).
Dal monte è sceso al piano, via via conquistando importanza.
Lo favorì la Serenissima, lo ampliarono gli accorti funzionari di Maria Teresa alla quale la Lombardia deve molta riconoscenza.
Il manzo che vantava quella provenienza, soprattutto dopo le manifestazioni zootecniche pasquali, acquisiva il diritto di esposizione nelle vetrine dei più celebri macellai di Milano, di Torino, di Firenze persino.
Nonché di Brescia; ovvio.
Mentre le tradizioni commerciali legate al foro boario si vengono modificando, non muta la tradizione del manzo all’olio, esaltazione delle scelte (dell’educazione gastronomica, verrebbe da precisare) di Rovato tavola.