Maddalena, la sfortunata fanciulla che diede il nome al monte.

Maddalena e Margherita le sfortunate figlie di Re Goletto.

maddalena

Goletto, sovrano dei Ronchi, aveva eletto Costalunga a sede del suo regno.

Il luogo era ideale, per la verità: folto di boschi, al riparo delle gelide tramontane, in vista dei contrafforti montuosi che lo proteggevano dalle insidie dei fieri valligiani triumplini.

Affogata nel verde, volle che la sua reggia fosse eretta proprio alle pendici del colle che portava il suo stesso nome.

Nella maestà del suo maniero.

Goletto riceveva l’omaggio dei sudditi provenienti dalle terre che avevano scelto a loro dimora sulle rive del Mella e del Garza, del Gandovere e del Bova, del Celato e dei Fiume Grande Superiore.

Da loro accettava le primizie stagionali, le offerte dei racconti, i prodotti della campagna e delle acque.

I granai del re erano colmi di granaglie, i fienili zeppi di maggengo e di erba medica, le cantine rigurgitavano di vini ed olii, i porticati scoppiavano di legna da ardere, le stalle risuonavano dei muggiti degli armenti, gli ovili dei belati delle greggi.

Visitatori e pellegrini in cammino per l’Urbe eterna fermavano il passo a Costalunga sicuri di trovare accoglienza e ricetto.

Goletto era un re senza eredi maschi.

Tutte le sue sostanze sarebbero andate alle figlie Maddalena e Margherita.

Per assicurarsi che l’eredità sarebbe finita in buone mani, Goletto si preoccupò per tempo di provvedere affinché alle figlie toccassero mariti degni del suo casato.

Spedì in tutte le contrade i banditori con l’incarico di annunciare:
«Goletto, re di Costalunga, concederà la mano di Maddalena e di
Margherita ai meritevoli cavalieri che potranno rivelare di possedere raro talento ed eccelse virtù».

Primo si presentò il Signore di Gandovere.

Ammesso alla presenza del re, espose i suoi meriti, enumerò le sue benemerenze, non mancò di elencare i beni e le sostanze e si dichiarò pronto a garantire alla promessa sposa un avvenire felice.

«Nobile cavaliere – disse il re – tu godi la mia fiducia e pertanto ti
permetto di presentarti alla mia figlia primogenita.

Ella si è ritirata in vetta all’alta montagna che sorge a oriente della città.

Chiedi di essere ricevuto, come promesso sposo.

Va’ è là, dove il sole sorge a dominare cielo e terra, troverai la mia cara Maddalena».

Il cavaliere di Gandovere scalò svelto la montagna.

Una volta raggiunta la cima, quando già stava per varcare la soglia dell’abituro nel quale la principessa si era isolata in meditazione, un impetuoso vortice ridusse in polvere il rifugio e seppellì sotto un cumulo di macerie i due sventurati giovani.

La principessa Margherita, dal canto suo, aveva preso dimora a mezza costa della montagna, là dove da un ampio spiazzo poteva spaziare sulla valle sottostante e sui colli ameni che le facevano corona.

Aspettava in solitario raccoglimento il pretendente che il padre re le
aveva annunciato.

Il giovane. Brando da Caino, signore della valle del Garza, era bello e impetuoso.

Si presentò al re che, subito colpito favorevolmente dall’aspetto audace e sicuro, lo accolse come figlio e lo indirizzò verso il luogo in cui stava la principessa Margherita.

I due giovani non ebbero il tempo di abbandonarsi al sorriso: un
messaggero li raggiunse per recare la dolorosa notizia della sciagura
toccata a Maddalena e al signore di Gandovere.

Il pianto sconsolato durò fino al tramonto.

Quando già il cavaliere stava per prendere congedo, riproponendosi di ritornare l’indomani, e quando già Margherita, affranta dal dolore, confidava nella sua venuta per trovare forza e conforto nella sua presenza, ecco aprirsi all’improvviso i cieli e dardeggiare fulminea una saetta infocata che incenerì all’istante i due giovani promessi.

Percorso dalla crudele sventura. Goletto re di Costalunga non volle più vedere anima viva.

Si isolò completamente dal mondo, non senza aver prima decretato che al monte e al poggio, che furono teatro della sciagura che lo privò delle due figlie, fossero imposti i nomi carissimi di Maddalena e di Margherita.

Quanto ai suoi beni. Goletto destinò parte alla costruzione d’un lazzaretto per gli appestati in quel di Costalunga, parte all’erezione d’un oratorio destinato ai giovani.

Dopo aver affrancato i sudditi, liberato i servi, donato ai poveri ogni suo avere, si ritirò in un eremo sulle pendici del Ronco nell’ospizio dedicato a San Bernardo con l’ufficio di accogliere i pellegrini, i visitatori e gli inservienti caritatevoli del Lazzaretto di Costalunga.

“Maddalena e Margherita le sfortunate figlie di Re Goletto.”

Tratto da ” Trenta Leggende Bresciane ” di Lino Monchieri

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