“El fontanù dè i Zanù” e il triste pianto della fanciulla.

El fontanù dè i Zanù, la leggenda della fanciulla che piange!

El fontanù dè i Zanù si trova alle pendici del Colle di Sant’Eusebio, ina piccola valletta.

A mezza costa, in vista del Culumbì, un sentiero ombreggiato porta fino alla radura dove una polla sorgiva zampilla da sotto un ingente sasso caduto dall’alto della cima dei Tre Cornelli in epoca lontanissima.

La leggenda, ma anche la tradizione popolare, chiama quella
sorgente «El fontanù dè i Zanù», antichi proprietari del sito, figli d’un
certo Zanù (= Giovannone!) famoso per la sua misantropia, dato che viveva solo e in completo isolamento.

La roccia custodisce da secoli il suo segreto ed è propriamente una leggenda a farne memoria.

Nella povera baita del vecchio Zanù viveva una trovatella che qualcuno, senza coscienza né cuore, aveva portato da quelle parti con il folle desiderio di disfarsene, abbandonandola nel fitto dei boschi.

La fanciulla era cresciuta buona e felice, semplice e soccorrevole; chi l’aveva avvicinata la descriveva oltre che docile e mansueta anche
bellissima. Il che non guasta mai, soprattutto nelle leggende.

Ogni giorno, la pastorella spingeva al pascolo le pecore dell’uomo
che l’ospitava e che le faceva da padre nonostante l’età avanzata.

Per ingannare il tempo, mentre gli animali brucavano liberi, raccoglieva fiori, intrecciava ghirlandette per la Madonna dei Pascoli che sorgeva sul poggio del Mangher in faccia al Cerreto dove abitava; oppure dimostrava la sua abilità fabbricando canestri di vimine o cucendo calzerotti per il vecchio Zanù.

Quando la fanciulla scendeva in paese, un codazzo di pretendenti la scortava fino allo spaccio pubblico, insistendo per carpirle un sorriso
o una promessa. Lei tirava via di lungo, semplice e leggera, forte della
protezione che sentiva venirle dalla coscienza tranquilla.

Sentendosi sicura delle proprie azioni, aveva trovato il coraggio sia
di rifiutare le proposte più ardite che di respingere le audaci profferte
dei più temerari. Aveva misurato male, però, la realtà umana.

Un giorno, mentre era intenta in solitudine a comporre un serto di variopinti fiori, fu avvicinata da una coppia di giovinastri male intenzionati, furtivamente capitati alle sue spalle.

«Che volete?» rivolse loro la parola, quieta e per nulla impaurita,
guardandoli con occhi limpidi e sereni.
«Vuoi essere ricca?» ardì rivolgersi a lei, uno dei due.
«Nulla mi manca e niente desidero» rispose la fanciulla.

«Con la personcina che ti ritrovi, faresti bella figura in città».
«Non bramo belle figure, lasciatemi in pace», ribatté la pastorella.
«Va bene, lasciamo pure stare la città e le belle figure» tagliò corto
l’altro sconosciuto, con tono deciso: «Se sarai carina con noi, ti daremo
lo stesso di che essere felice». «Io non voglio niente – rifiutò la ragazza.

Ora vi prego, lasciatemi al mio gregge».
«Qui non ti sentirà nessuno. Siamo soli…Se sarai buona e brava
con noi, non ti pentirai di aver acconsentito alle nostre voglie».

Dalle parole passarono brutalmente ai fatti: si lanciarono su di lei
e l’afferrarono per i polsi. Ma la fanciulla, con un rapido guizzo si liberò
dalla stretta e gridò:
«Provateci e vi farò pentire. Mi difenderò a costo della vita».

I due sghignazzarono con cattiveria e replicarono:
«Se non cedi, ti uccideremo!».
«Non mi avrete mai, viva!».

Nell’attimo in cui i due si lanciarono su di lei per farne preda e vittima, la fanciulla gridò al cielo il suo disperato bisogno d’aiuto.

Con un boato immane dall’alto della montagna si staccò un masso enorme che precipitò a valle come una valanga inarrestabile.

Con i due sciagurati, anche l’innocente fanciulla fu sepolta sotto
la gran massa di pietra.

Ci fu chi giurò di aver udito per tutta la notte e per il giorno seguente un pianto sommesso uscire dalla roccia e spandersi per la valle.

Nessuno più trovò la fanciulla e nessuno seppe mai che cosa in realtà le
fosse accaduto. La leggenda però non tardò molto a percorrere i tempi
e i luoghi.

Così, quando agli occhi stupefatti dei valligiani, apparve una fresca
polla d’acqua sorgiva uscire da sotto l’ingente macigno non mancò chi
volle trovare un segno visibile del segreto custodito dal luogo dè i Zanù:
la trovatella sparita continua a piangere e a far uscire le sue lacrime…

El fontanù dè i Zanù

“El fontanù dè i Zanù”

Tratto da ” Trenta Leggende Bresciane ” di Lino Monchieri

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