Brigante Zanzanù, storie e leggende del bandito Bresciano.

Brigante Zanzanù

Il Brigante Zanzanù è uno dei più famosi malfattori vissuto nel XVI secolo.

Le montagne bresciane, talvolta impervie e di difficile accesso, hanno rappresentato un rifugio ideale nel corso dei secoli per briganti e banditi.

Val Canè

Di alcuni di questi si tramandano ancora oggi le gesta, con toni talvolta
leggendari.

Ad esempio si ricorda la banda dei “canonici”, operativa sul finire del Cinquecento, così come non sono state dimenticate le azioni delle bande Ferraglio e Rampinelli, attive fra Val Sabbia e Valtrompia nel corso del Seicento.

Le vicende qui narrate si svolgono invece negli anni a cavallo fra XVI e XVII
secolo nella Magnifica Patria, la comunità che si estendeva nei territori della riva occidentale del Garda e che godeva di ampie autonomie dalla Serenissima, tanto da essere retta da un autonomo provveditore che risiedeva a Salò.

Sentieri del Brigante Zanzanù (2)

Il Brigante Zanzanù.

Giovanni Beatrice, detto anche Zuan Zanon e in seguito Zanzanù, nacque a Gargnano nel 1576.

Brigante Zanzanù

Fu all’inizio del ‘600, in seguito a una spietata faida fra famiglie rivali, che la sua figura iniziò a emergere.

Tali vicende lo portarono ben presto ad essere “bandito” dalla società e fecero porre su di lui ricche taglie.

Visse a lungo nel selvaggio entroterra gardesano, che conosceva molto bene, e probabilmente godette anche di un certo sostegno da parte delle popolazioni locali.

Dopo aver tentato invano di ottenere la revoca dei numerosi bandi che pendevano sulla sua testa offrendosi di partecipare alla guerra contro gli arciducali, si diede nuovamente alla macchia e riprese con le rapine, le estorsioni, i sequestri e gli omicidi che costellarono la sua esistenza.

Fu così anche all’alba del 17 agosto del 1617.

Mentre da giorni era in atto tra le popolazioni dell’alto Garda l’allerta
per le possibili incursioni di truppe dell’arciduca d’Austria nell’ambito
della cosiddetta “guerra di Gradisca”.

Il Brigante Zanzanù e altri cinque complici scesero verso Gardola per prelevare Giovanni Cavaliere, su cui i briganti avevano posto da alcuni giorni una cospicua taglia in denaro.

Il Cavaliere non versò quanto richiesto e venne rapito.

Stavolta però i tignalesi non rimasero a guardare: ben presto si radunarono
molte persone armate e iniziò l’inseguimento dei banditi.

Il Brigante Zanzanù, con i suoi compagni, fu costretto a fuggire nei boschi e Cavaliere riuscì a scappare e a mettersi in salvo.

Braccati e stanchi, i malviventi si nascosero in un piccolo anfratto ma prima che fosse notte dovettero darsi nuovamente alla fuga.

Ben presto però gli archibugi degli inseguitori ebbero la meglio e lasciarono Zanzanu e i suoi compagni a terra.

Riscossa la taglia, gli abitanti di Tignale commissionarono a un pittore, Giovanni Andrea Bertanza, un dipinto che narrasse l’uccisione del bandito.

Il quadro venne poi donato al santuario di Montecastello, tramandando così ai posteri la storia di Zanzanù e trasformandola in leggenda.

Numerosi sono i covi del brigante di cui si conserva il ricordo nell’entroterra gardesano, come ad esempio quello in Val Rasega, nei
pressi di Tignale.

Il vero rifugio, così almeno un tempo raccontavano con sicurezza gli abitanti di Cadria, sarebbe però il “Cuel di Zanznnù “, detto anche “Covolo del Martelletto”, che andremo a scoprire con questo itinerario.

Sentieri del Brigante Zanzanù.

Sentieri del Brigante Zanzanù (3)

Brigante Zanzanù, storie e leggende del malfattore Bresciano.

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