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Monte Maddalena di Brescia storia e curiosità.

Monte Maddalena di Brescia storia e curiosità.

Documenti storici riportano che boschi e terreni del monte erano di proprietà signorili, di nobili o di ecclesiastici.

Monte Maddalena di Brescia storia e curiosità – i primi testi.

Primo riferimento storico si ha nel Medio Evo quando il Vescovo di Brescia Ramperto, con bolla vescovile datata 31.5.841, assegnò fondi situati in “Monteplano” attuale Mompiano) al monastero benedettino di S. Faustino Maggiore.

Monastero da lui fondato in città, concedendo in proprietà vigne e boschi in una vasta area di una villa longobarda nel luogo chiamato Villasca.

Il Monte Denno – Monte Maddalena di Brescia storia e curiosità

Ai Benedettini, come ad ogni altro cittadino di Brescia, veniva riconosciuto il diritto di tagliare legna nei boschi del Monte Denno o Monte Digno (Monte del Signo- ore), cosi detto perchè la montagna apparteneva al Signore di Brescia.

Effettivamente il monte apparteneva sin dall’epoca longobarda al demanio regio di cui divenne prima amministratore e poi, col tempo, effettivo proprietario il Vescovo.

Pertanto i boschi del monte Denno (I’ attuale monte Maddalena), erano in dotazione al demanio civico di uso pubblico.

Il 15 luglio 1037 I’ Imperatore Corrado II di Franconia concesse il territorio del Montedenno a Olderico I.

Fù Vescovo di Brescia dal 1031 al 1053, che esercitava il potere temporale e spirituale su un vasto territorio.

Egli, sei mesi dopo, con una concessione datata 1038, si obbligò nei confronti dei “Liberi Homines Brixiam Habitante” e loro eredi, a non costruire edifici sul colle Cidneo.

Allora era l’ ultima propaggine del monte verso la città poichè non era ancora stato operato il definitivo taglio dell’attuale Via Pusterla, e a consentire l’uso del Monte Denno per il pascolo ed il taglio della legna.

In questi documenti figurano anche i confini del monte: a est con la valle di Botticino, a sud con S. Eufemia, a ovest con l’acquedotto e a nord con il territorio di Nave.

Liber potheris comunis civitatis Brixiae – Monte Maddalena di Brescia storia e curiosità

Questa segnalazione figura nel “Liber potheris comunis civitatis Brixiae” che raccoglie i documenti principali relativi ai diritti dei cittadini.

Altra documentazione, sempre nello stesso testo, riferisce che nel 1223 i reggitori del Comune recuperarono le proprietà abusivamente occupate.

Infatti erano occupate da privati anche sul Montedenno e vari boschi del monte divennero, col tempo, proprietà della “Magnifica città di Brescia”.

Le tranquille zone boscose del monte si prestavano quale residenza di eremiti e monaci, ed anche quale rifugio per i lupi.

Padre Francesco Cabrino, fondatore dei “Padri della Pace” prese residenza sui Ronchi di S. Francesco di Paola.

Marino di Montelupo, un pellegrino questuante, nel Cinquecento costruì in località Costalunga un piccolo oratorio dedicato a San Bernardo.

Nel 1622 un santo eremita, Lionello Serbellonghi (di cui si parla in altro capitolo), si ritirò in eremitaggio sul Monte.

I Lupi

I lupi comparvero invece attorno al 1811-1812 e scendevano fino ai centri abitati per aggredirvi gli abitanti, tanto che il governo napoleonico promise un compenso per ogni lupo ucciso.

Borgo Pile (oggi Borgo Trento), Costalunga, figuravano dagli statuti del Duecento come la cinta a nord della città
e da essa dipendenti per un raggio di 4/5 chilometri.

Borghi e casolari sparsi in quelle zone figuravano in un paesaggio di ortaglie e vigne cintate (clausae).

Mentre i pendii poco fertili, terrazzati e coltivati ma con mancanza di irrigazione, producevano comunque un discreto reddito per i coltivatori che poi vendevano i loro prodotti in città.

La pianura sottostante la Maddalena era abitata e coltivata sin dai tempi più remoti.

A Mompiano, nella zona delle fonti, vi erano insediamenti già all’ epoca romana e longobarda.

Il merito di aver bonificato le estese superfici paludose e le incolte brughiere della valle di Mompiano (Via Lama – Via Ambaraga) spetta ai Benedettini del monastero di S. Faustino.

I monaci ebbero in assegnazione il territorio nell’ anno 841 dal Vescovo Ramperto, che ben presto la resero una zona ricca di vigneti e coltivazioni di miglio, frumento e granoturco.

Nel Settecento il territorio di Mompiano registra una vasta coltivazione di gelso e una forte attività di allevamento del baco da seta, attività che poi si ridusse col tempo.

Ma certamente più diffuse le aree boscate, sia a cedro che a fustaia, sia sul monte Maddalena che, in minor parte, sul colle di S. Giuseppe, in quanto I’ economia di Mompiano e di Nave si basava soprattutto sul bosco.

Infatti la prima attività menzionata di quegli abitanti era quella di boscaiolo e di carbonaio.

Medolo e Medoler – Monte Maddalena di Brescia storia e curiosità

Altra attività dell’epoca, diffusa soprattutto a Mompiano, era quella dei taglia pietra, o “medoler”, uomini
nerboruti che cavavano il Il medolo”, caratteristica pietra grigia della collina bresciana.

Le pendici più basse della Maddalena, quelle che costituiscono la fascia pedemontana che parte da S. Rocchino sino alla Bornata e sale fino all’ altezza di S. Gottardo, videro svilupparsi le colture agricole e vennero chiamate “Ronchi”.

Il termine Ronchi deriva forse dalla voce dialettale “Roncà” che significa smuovere e dissodare il terreno vergine per liberarlo dalle erbe inutili, dannose e dai sassi e porvi delle colture.

La prima zona disboscata per far posto alle coltivazioni fu quella del Goletto.

Fin dal V-VI secolo, vi risiedevano i monaci del convento di S. Eusebio (ora scomparso) che era collegato con quello di S. Pietro in Oliveto (sul colle Cidneo) prima del taglio della Pusterla avvenuto nel 1517-1520.

Ronco Ronchi e Roncari – Monte Maddalena di Brescia storia e curiosità

Il “Ronco” indicava comunque una entità immobiliare costituita da una casa colonica ed una dominicale e da un piccolo podere di alcuni ettari coltivati a vigna e orto o, in parte, a bosco.

Ogni ronco era solitamente indicato con il soprannome della famiglia roncara che lo lavorava e vi risiedeva.

La superfice collinare a quel tempo si presentava molto più alberata e coltivata in quanto non ancora percorsa dalla strada panoramica e molto meno occupata dalle case.

I pochi edifici esistenti avevano caratteristiche particolari con accorgimenti architettonici (porticato con tre arcate e sopra una loggetta) che conferivano alla facciata funzionalità e decoro.

Col tempo alcuni proprietari chiusero le arcate con ampie vetrate, trasformando il portico in veranda per porre riparo,
nella stagione invernale, alle piante di limone, cedro e glicine.

Originariamente nelle case coloniche al piano terra era sistemata la cucina, una stanza per il deposito dei prodotti orticoli raccolti nella giornata, e la stalla, mentre al piano superiore vi erano le camere da letto ed il fienile.

Non essendovi una rete idrica una cisterna a perfetta tenuta raccoglieva l’acqua piovana, che veniva poi utilizzata sia per gli usi domestici che per l’irrigazione delle coltivazioni.

Si può ben immaginare il disagio per la mancanza di acqua nei periodi di siccità.

Disagi che, con l’aumentare delle difficoltà per coltivare i terreni e competere con la concorrenza dei prodotti coltivati in pianura, costrinsero diversi roncari ad abbandonare il lavoro cercando più sicuri guadagni.

Coltivazione preferita era quella della vite da vino seguita da quella degli ortaggi.

Licinsi – Monte Maddalena di Brescia storia e curiosità

Nella zona dei Ronchi, oltre alle case coloniche, si trovavano anche chiese e monasteri, cappelle e santelle (parecchi ora trasformati, abbandonati o addirittura abbattuti) ed i “Licinsi”.

I “Licinsi” erano locali alla buona per lo più nella stessa abitazione del contadino che produceva vino in quantità superiore al fabbisogno familiar.

Per questo otteneva la licenza comunale temporanea di vendita sino all’esaurimento del vino da loro prodotto.

Usavano tavoli di legno grezzo, sedie e panche zoppicanti poste sotto un pergolato e sotto gli alberi più grandi ed offrivano prodotti tipici della cucina bresciana.

Proponevano salamine, formaggio ed uova sode accompagnate dalla classica insalatina dei Ronchi a chi non si portava la merenda da casa.

La Caccia – Monte Maddalena di Brescia storia e curiosità

La caccia era l’unico diversivo che il roncaro si permetteva nei giorni festivi autunnali, nelle pause del lavoro.

Ma a questi si aggiungevano anche i signorotti della città e sorsero così parecchi roccoli, alcuni talmente belli e curati che, prima della Grande Guerra del 1915/1918 furono dichiarati monumento nazionale.

Oggi i roncari rimasti in zona sono pochissimi, soprattutto se si considerano quelli ancora legati all’ attività colturale tradizionale, e sono concentrati per lo più sulle pendici occidentali verso la Bornata.

Testo tratto dal libro:
Sentieri del Monte Maddalena
Associazione Amici della Montagna
Millenovecento76

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